sabato 7 gennaio 2012

UN SACRIFICIO CHE RENDA (intervento di Danilo D'Antonio)

Gentile Direttore,

ultimamente è entrata in vigore una norma, forse non scritta ma molto praticata, che collega strettamente le due parole SACRIFICI e TASSE, come se la prima stesse a significare univocamente la seconda. Noi italiani certo non ci tiriamo indietro, pur in massima parte non essendo responsabili di questa rovinosa situazione, di fronte alla necessità di rimboccarci le maniche per uscirne. Tuttavia, e penso stavolta di interpretare il pensiero di molti, vorremmo poter fare qualcosa di più che non essere spremuti come limoni incapaci di intendere e di fare.


Anche perché esiste un sacrificio che in molti faremmo volentieri e che sarebbe risolutivo per tirare fuori dai guai il nostro Paese. Questo sacrificio è svolgere noi cittadini il lavoro che da tempo si sono accaparrati, spesso con un atto di corruzione, gli assunti a vita nei ruoli pubblici. Giacché da tempo furoreggia il volontariato, possiamo dire che noi cittadini potremmo svolgere piccoli turni, dapprima perfino gratuitamente, con un coinvolgimento volontario civile, per impedire al debito pubblico di crescere ulteriormente.

Debito pubblico alle stelle significa denaro della collettività dissipato, rubato e speso male. Noi cittadini, nel nostro proprio interesse e quello dell'intero Paese, baderemo con ben altre priorità alla gestione della Cosa Pubblica, rispetto alla moltitudine di corrotti che s'è fatta assumere a vita in cambio della loro fedeltà in sede elettorale e di tutti gli altri che hanno fatto finta di niente. Più che un mero posto di lavoro, considereremo il pubblico impiego come un importante SERVIZIO RECIPROCO e come tale vi provvederemo.


Un tempo la parola SACRIFICIO quasi equivaleva a LAVORO. La si smetta allora di succhiarci il sangue e si aprano, si disserrino, si spalanchino, i portoni della Funzione Pubblica. Dall'attuale organizzazione, che replica ancora il vecchio disegno fascista della fidelizzazione a vita di una minoranza della popolazione per più a fondo sfruttare la rimanente parte a beneficio dell'Elite, la si faccia divenire finalmente quel luogo privilegiato dove apprendere e praticare i modi del vivere civile e collettivo. Allora sì che tornerà la fiducia su questo Pianeta.


Fuori gli assunti a vita nel Pubblico Impiego, dentro a rotazione cittadini preparati.

Facciamo vedere a questa gente di cosa siamo capaci noi cittadini che mai, mai ci siamo sognati di rubare la RES PUBLICA.


Danilo D'Antonio

Per una evoluzione
della comune concezione
di Pubblico Impiego

http://www.hyperlinker.com/ars/evoluzione.htm

PIL (Prodotto interno lordo) o IQV (Indice della qualità della vita)? (intervento di Pier Angelo Piai)

PIL (Prodotto interno lordo) o IQV (Indice della qualità della vita)?





Si parla di crescita e decrescita del PIL. Ma come lo valutiamo? Esso si basa sulla quantità di consumi e servizi, ma questo non significa “benessere”.


Ormai l’Occidente è “vecchio” e non può più produrre beni come prima perché il mercato è saturo, la finanza mondiale è gonfiata e non corrisponde all’economia reale, dilaga la corruzione pubblica e privata.


La qualità della vita è il risultato di quello che siamo e di ciò che realmente pensiamo e desideriamo. Se ognuno di noi vivesse più sobriamente, il PIL di una nazione, che noi quantifichiamo con certi criteri, probabilmente diminuirebbe perché diminuirebbero i consumi sbagliati e superflui. In compenso si darebbe più spazio alla ricerca e alla valorizzazione della nostra cultura.


Per non essere dipendenti dal petrolio e dalle materie prime inquinanti, ad esempio, ci dovrebbero essere investimenti controllati sul quel tipo di ricerca e questi offrirebbero occupazione. Così per quanto riguarda le opere d’arte e i monumenti di cui è ricchissima l’Italia. Investendo ed intervenendo in modo più razionale si creerebbe un indotto che darebbe lavoro a moltissimi. Siamo su una miniera d’oro e non sappiamo sfruttarla convenientemente. Per questo, però, è importante anche la formazione personale dei cittadini. Nelle scuole, con l’appoggio diretto delle famiglie, si dovrebbe curare molto di più anche l’aspetto più interiore degli allievi per sensibilizzarli al gusto estetico, alla sobrietà, alla capacità di osservazione della propria mente e del mondo circostante, alla solidarietà derivante da un corretto concetto della dignità di ogni persona.


Allora i politici, i professionisti, gli operatori del pubblico e del privato, con una mentalità diversa, diventerebbero più consapevoli di essere al servizio degli altri per una società più equa e meno violenta.


Una società di persone consapevoli farebbe diminuire il tipo di PIL che consideriamo ora, ma renderebbe la vita di ognuno molto più sostenibile.


Che sia il caso di rivedere davvero questo PIL e chiamarlo IQV (indice della qualità della vita)?





Grazie e cordiali saluti





Pier Angelo Piai

giovedì 5 gennaio 2012

6 GENNAIO 1994, A NEW ORLEANS SPARIVA YLENIA CARRISI (di Roberto Fiasconaro)

Il 6 gennaio del 1994 la città di New Orleans appariva tappezzata di manifesti con l'immagine di una giovane e bella ragazza italiana,Ylenia Carrisi, che era scomparsa misteriosamente nella capitale del Jazz.Una città famosa per il carnevale e per i tanti musicisti di strada. Ma anche perchè da sempre si pratica la magia nera e i rituali voodoo. Quel nome, Ylenia, alla gente o ai tanti turisti diceva poco o niente.Dopo qualche giorno però l'immagine di Ylenia Carrisi, bionda con gli occhi azzurri, era su tutti i maggiori quotidiani del Mondo e su tutte le reti televisive.Allora i mass media appresero che Ylenia era la figlia di due famosi cantanti italiani: Albano Carrisi e Romina Power.Ma soprattutto Ylenia era la nipote dell'indimenticabile attore americano Tyrone Power deceduto negli anni cinquanta e di Linda Christian, che per anni furono una delle coppie sposate più celebri di Hollywood.Oltre a due star cinematografiche. Sulla scomparsa di Ylenia fiorirono subito diverse ipotesi : dalla fuga volontaria, al rapimento, alla disgrazia nel fiume Mississipi o al suicidio. Le voci si rincorrevano, mentre polizia, volontari, familiari, amici e l' Fbi davano vita ad una ricerca forsennata senza tregua. Ma più i giorni passavano e più la possibilità di ritrovare viva Ylenia svaniva. Con il cuore spezzato per il dolore Albano e Romina nel mese successivo,febbraio, decisero di rientrare in Italia con la speranza che Ylenia tornasse a casa.Ma ciò non accadde e non accadrà nemmeno negli anni successivi.Tanto che Ylenia di media ogni 5 anni viene avvistata in qualche angolo della terra.Ma è proprio lei o una sosia? Un amico di Albano, Valentino Di Persia, ha scritto una poesia molto bella spedita ad un sito online "Il cofanetto magico" gestito da una giornalista italiana che vive in Olanda. Dice Di Persia :"Ylenia è un angelo che ogni tanto appare a chi le vuole bene e non l'ha mai dimenticata". Credere agli angeli è molto bello e edificante.Come giornalista d'inchiesta e scrittore (ho dedicato tre libri alla scomparsa di Ylenia) mi permetto di dire che-finora non è mai stata condotta una inchiesta con tutti i crismi-.La vicenda di tanto in tanto vive di sussulti perchè come -dicevo- c'è qualcuno che assicura che è viva. E la vede in qualche angolo del mondo. Mamma Romina ci crede fermamente ed è sicura che un giorno tornerà a casa. Papà Albano invece appare rassegnato. E non si fa più tante illusioni.Anzi le respinge con forza sostenendo che -Ylenia è morta nel Mississipi.Forse per una disgrazia, forse suicida, forse a cusa di un incontro sballato-. E a dire il vero in quei pochi giorni che Ylenia è stata a New Orleans-proveniva dal Belize dove stava scrivendo un libro sugli homeless- di incontri sballati ne aveva collezionati parecchi.Ma come recita quel detto :"La speranza è l'ultima a morire". E in cuor mio spero che quella poesia di Velentino Di Persia possa  un giorno tramutarsi in realtà.
Roberto Fiasconaro.

L'OPPORTUNITA', L'URGENZA E L'INIQUITA' DELLE MISURE DEL GOVERNO MONTI (di Maurizio Di Fant)

Il governo Monti ha appena messo mano a misure economiche pesanti, opportune e urgenti nel quantum, ma inique, profondamente ingiuste nei termini. In particolare vorrei dire che ci sono delle situazioni che gridano vendetta in questa Italia. Il caso che vi voglio prospettare è il seguente:
Una signora classe 1955, che per comodità chiamerò Giulia, ha prestato l’attività lavorativa nella sanità a cominciare dal 1974. Dopo quindici anni sei mesi e un giorno, cioè nel 1990, ha chiesto e ottenuto in base alla legge allora vigente la pensione baby. Siamo alla fine del 2011 e il governo Monti vara le nuove misure economiche per far fronte alla crisi.
Nel mentre la signora Giulia classe 1955 gode la sua pensione da ben 21 anni, la sua concittadina e coetanea, di professione artigiana, si vede innalzare l’età pensionistica sino a 67 anni, ovvero la possibilità di percepirla tra dieci anni.
E’ evidente e stride che, mentre la pensionata signora Giulia, ex dipendente pubblico, riceverà tranquillamente la pensione, la pensionanda di professione artigiana, dovrà lavorare e pagare i contributi INPS per ancora dieci anni.
Non serve di certo un professore universitario per capire la disparità del trattamento. Di fatto, due persone della stessa età vanno in pensione con trentuno anni di differenza: la signora Giulia a 36 anni di età e la pensionanda, viceversa a 67. Di fatto i contributi della pensionanda sono serviti a pagare la pensione di gioventù della signora Giulia, alla quale il governo Monti si è ben guardato dal chiedere un minimo contributo di solidarietà. A questa situazione hanno contribuito molti soggetti, che ora si stracciano le vesti, soggetti che avevano allora tutto l’interesse a che le cose andassero nel modo che sono andate.
Va detto che, già allora le organizzazioni sindacali avrebbero dovuto ammettere che, quei trattamenti eccessivamente anticipati, avrebbero fatto saltare l’intero sistema pensionistico italiano.
La pensionanda, di professione artigiana, è naturalmente mia moglie. Io l’ho consigliata per il meglio, poiché non si può stare dietro il banco di una gelateria fino a tarda ora e sino a quell’età. Gli acciacchi fisici, prima che la volontà, lo impedirebbero. Lavorerà quest’anno e poi basta, dunque basta contributi a questo sistema, che nell’arco della vita ti cambia continuamente le regole del gioco, e che a me e non solo, pare profondamente iniquo.
Faremo così, vivremo con quello che abbiamo risparmiato e con la mia pensione, che essendo più anziano di Lei, ho fortunatamente già iniziato a percepire da due anni.
Ogni ulteriore commento mi pare oggettivamente superfluo!

San Daniele Del Friuli, lì 04 gennaio 2012
Maurizio Di Fant

mercoledì 28 dicembre 2011

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